Passaggio generazionale: raccontare, ascoltare, crescere insieme
“Il passaggio generazionale è uno di quei temi che ricorrono spesso, che periodicamente fanno accendere spie d’allarme nei cruscotti aziendali. Da sempre ha avuto un’accezione forse troppo circoscritta: il passaggio generazionale era un problema quando riguardava chi gestisce l’azienda. Quando il passaggio era ai vertici, quando una generazione, magari quella che aveva creato l’azienda, doveva cedere il timone alla successiva. Un passaggio sempre carico di buoni propositi ma che spesso naufragava.
Adesso la sfida si è allargata. Non ha più senso parlare di passaggio generazionale solo per quel che riguarda la gestione dell’azienda. In questo momento il passaggio generazionale è totale, riguarda il modo in cui pensare l’inserimento di nuove risorse. Non è più limitato a momenti famigliari o apicali: pertiene tutti gli ambiti aziendali. Il motivo è chiaro, il perché la tematica si sia allargata in modo così importante è uno solo: le nuove generazioni hanno un’immagine del lavoro completamente differente da quella delle generazioni precedenti.
Preso atto di questo si possono fare diverse cose, la più rischiosa è accusare i giovani di non avere cultura del lavoro, di non sapere stare al mondo, di rifiutare di crescere. Ognuno ha formulato il proprio pensiero, basta leggere distrattamente in giro per capire come stiamo percependo questo momento, puntando il dito senza dubbi. Il fatto è che il passaggio generazionale non ha mezze misure: o è un problema o è un’opportunità.
Come sempre il salotto non nasce con delle risposte, nasce con un approccio. È sbagliato immaginare il mondo che hanno in mente i giovani, il loro sistema di valori, le loro ambizioni e priorità. Non tocca a noi immaginarlo. È sbagliato, almeno in parte, chiederglielo, domandare loro cosa vogliono, cosa cercano, cosa si aspettano. Il modo corretto è raccontargli il nostro, dirgli cosa ci ha guidato, quali obiettivi avevamo e quali abbiamo ancora oggi.
Far loro capire la nostra strada. Solo allora è corretto iniziare ad ascoltarli, dopo avergli dato gli strumenti per capirli. Anche perché questo passaggio non possiamo negarlo. Ci sono aziende che hanno attraversato difficoltà per il passaggio padre–figlio: in questo momento, l’alternativa a un corretto passaggio generazionale è solo la chiusura.
Occorrerà ascoltare, è vero, ma occorrerà anzitutto raccontare, spiegare il nostro percorso, perché loro possano confrontarlo con quello che hanno in mente e possano condividerlo. Fatto questo, ogni passaggio, ogni scelta, sarà strategia.”
— Nicolò Bertaccini, organizzatore di Salotto Digitale
? Il passaggio generazionale come opportunità totale
Leggere queste parole ci porta immediatamente a riflettere su quanto sia cambiata la prospettiva del passaggio generazionale.
Un tempo, l’attenzione era tutta rivolta ai vertici: chi cede il timone, chi prende il comando, come trasferire il potere.
Oggi non è più così. Il passaggio generazionale è orizzontale e verticale allo stesso tempo: riguarda tutti i livelli aziendali e tocca ogni aspetto del lavoro.
Dall’ingresso di nuove risorse fino alla gestione strategica, il concetto si è ampliato. E questo cambiamento non è un ostacolo, ma un’occasione straordinaria per ripensare le dinamiche aziendali, le pratiche, la cultura stessa dell’organizzazione.
Il rischio più grande, come sottolinea il contributo, è cadere nella tentazione di giudicare o accusare le nuove generazioni.
Molti commentano con frasi del tipo: “Non hanno cultura del lavoro”, “Non sanno stare al mondo”, “Non vogliono crescere”.
Ma fermarsi qui significa perdere l’occasione di vedere cosa queste nuove generazioni portano: nuove prospettive, modi di pensare diversi, sensibilità differenti rispetto al lavoro, alle relazioni, al senso di responsabilità.
?️ Raccontare prima di ascoltare
Uno dei punti centrali del contributo è chiaro: non possiamo immaginare il mondo che hanno in mente i giovani.
Non si tratta di chiedere loro cosa vogliono, ma di spiegare prima cosa ci ha guidato, quali obiettivi ci siamo posti, quali valori ci hanno accompagnato, quali percorsi ci hanno fatto arrivare fin qui.
Raccontare il proprio percorso è un atto di trasparenza e di chiarezza: permette alle nuove generazioni di capire, non solo di ascoltare, ma di confrontare le proprie idee con le esperienze passate.
Solo dopo aver comunicato la nostra storia ha senso iniziare ad ascoltarli.
Perché l’ascolto non può essere neutro: ha bisogno di contesto, di punti di riferimento, di strumenti per interpretare e valorizzare le idee che emergono.
? Dal problema all’opportunità
Il passaggio generazionale spesso viene percepito come un problema.
E in effetti, se ignorato, può trasformarsi in un ostacolo grave: frizioni, incomprensioni, perdita di motivazione, persino chiusura dell’attività.
Ma se affrontato con metodo e consapevolezza, diventa una strategia di crescita.
Raccontare, ascoltare, confrontare punti di vista e valori non è solo un esercizio di empatia: è un investimento sul futuro dell’azienda.
Significa creare un terreno comune dove le nuove idee non si scontrano con quelle vecchie, ma si arricchiscono reciprocamente, generando innovazione e continuità allo stesso tempo.
? Il ruolo del salotto digitale
Il salotto digitale, come sempre, diventa qui lo strumento ideale per affrontare questa complessità.
Non si tratta di trasferire conoscenze precostituite.
Non si tratta di fornire soluzioni pronte all’uso.
Si tratta di creare uno spazio dove le esperienze, le competenze e le visioni si incontrano.
Un luogo dove ogni partecipante può aggiungere, chiarire, discutere senza che ci sia un’unica verità da rispettare.
Il confronto stesso diventa valore: permette di mettere in luce dinamiche che altrimenti resterebbero invisibili, di confrontare approcci diversi, di riconoscere punti di forza e criticità in tempo reale.
? Strategia che nasce dal dialogo
L’approccio proposto è chiaro: prima si racconta, poi si ascolta.
Questo metodo ha un vantaggio fondamentale: trasforma il passaggio generazionale in una strategia consapevole, anziché un rischio da gestire.
Le nuove generazioni non devono solo adattarsi; devono comprendere il percorso fatto e confrontarlo con il loro modo di vedere il mondo.
Allo stesso tempo, chi guida l’azienda non deve solo ascoltare, ma anche valutare criticamente come integrare il nuovo, facendo sì che ogni passaggio diventi un momento di crescita comune.
È un equilibrio delicato: racconto e ascolto si intrecciano fino a generare un terreno fertile per decisioni più solide, più condivise, più strategiche.
? Un cambiamento culturale
Affrontare il passaggio generazionale con questo approccio significa anche ripensare la cultura aziendale.
Non è più sufficiente trasmettere ordini o procedure.
Occorre costruire un sistema di valori condiviso, dove il contributo di ogni persona, giovane o meno giovane, è riconosciuto come risorsa.
Significa adottare un mindset di collaborazione attiva, dove il dialogo diventa lo strumento principale per evitare conflitti e creare coesione.
Il passaggio generazionale, così, smette di essere una minaccia e diventa un motore di innovazione e resilienza.
? La sfida dei leader
Per chi guida un’azienda, questa nuova dimensione del passaggio generazionale rappresenta una sfida inedita.
Non si tratta più solo di trasferire potere o responsabilità.
Si tratta di raccontare il proprio percorso, fornire strumenti di comprensione, creare contesto e solo dopo ascoltare e integrare le visioni dei più giovani.
Il leader diventa così un facilitatore del dialogo, un mediatore tra esperienza e innovazione, tra storia e futuro.
E il successo di questo passaggio non si misura in termini di mera continuità, ma in termini di crescita, adattamento e coesione.
? Il passaggio generazionale come strategia condivisa
Il passaggio generazionale, quando affrontato con consapevolezza e metodo, smette di essere un problema e diventa una leva strategica per il futuro.
Raccontare, spiegare, dare strumenti e contesto.
Ascoltare, comprendere, integrare.
Questo percorso non è mai lineare, ma è il cuore di un processo di crescita collettiva.
Le aziende che lo capiscono e lo applicano non solo sopravvivono al cambiamento, ma ne traggono valore, sviluppano innovazione e creano un ambiente in cui ogni generazione può contribuire in modo significativo.
Il salotto digitale diventa allora un luogo fondamentale: un laboratorio di idee e confronto, dove ogni passaggio può trasformarsi in strategia e ogni scelta diventa occasione di crescita condivisa.

